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Lo Smart Working cos’è? Come si fa?

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Lo Smart Working cos’è? Come si fa?

Lo Smart Working  cos’è? Un termine che in questi giorni, (complice la grave emergenza sanitaria Italiana e mondiale per fronteggiare l’epidemia di Coronavirus) si sente sempre più spesso. Oggi esiste a supporto, anche un quadro normativo di riferimento.
Ma di cosa si tratta nello specifico? Quale portata ha il fenomeno del lavoro agile nel nostro Paese? Quali sono i reali benefici per le Aziende ed i dipendenti che adottano tale motodologia lavorativa? Qual’è il ruolo della tecnologia?

In questo articolo, prendendo spunto dai fatti di attualità e riscontrata una quanto mai reale esigenza, proviamo a fare un po’ di chiarezza sull’argomento smart working e a fornire informazioni sulla sua modalità di attuazione, ad oggi, in Italia.

Lo Smart Working: la panoramica Italiana

L’Osservatorio del Politecnico di Milano definisce lo smart working come: “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.
Il focus su lavoro “smart” è sempre più puntato: secondo i risultati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano il 58% delle grandi imprese ha già introdotto iniziative concrete e strutturate. I risultati più interessanti dell’ultimo anno evidenziano un notevole aumento della diffusione dello Smart Working nelle PMI italiane: i progetti strutturati sono passati dall’8% al 12% attuale, quelli informali dal 16% al 18%. Non mancano le lacune, però. Risulta alta, ancora, la percentuale di imprese che non hanno preso in considerazione tale modello di business; si registra, addirittura, un aumento nell’ultimo anno delle Aziende Italiane che non attuano Smart Working, passando dal 38% al 51%. La PA, tuttavia, nell’ultimo anno ha investito risorse per l’ottimizzazione del lavoro verso un modello “smart”: oggi il 16% delle pubbliche amministrazioni ha progetti strutturati di lavoro agile (nel 2018 era l’8% e nel 2017 il 5%), l’1% ha attivato iniziative informali e un altro 8% prevede progetti dal prossimo anno.

Dal sito ufficiale dell’Osservatorio del Politecnico di Milano si legge:

Dai risultati della ricerca emerge che i lavoratori smart sono mediamente più soddisfatti dei colleghi che lavorano in modalità tradizionale per diversi aspetti del lavoro. Soprattutto, gli smart worker sono più soddisfatti dell’organizzazione del proprio lavoro (il 31% degli smart worker contro il 19% degli altri lavoratori), ma anche delle relazioni fra colleghi (il 31% contro il 23% degli altri) e della relazione con i loro superiori (il 25% contro il 19% degli altri).

Questo sono solo alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net), presentata al Campus Bovisa al convegno “Smart Working davvero: la flessibilità non basta

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Altre interessanti definizioni, poi, dalla rete. Emanuele Madini, Associate Partner di P4I-Partners4Innovation ed esperto di Smart Working ed HR Transformation, a proposito di Smart Working:

«lo Smart Working è un modello organizzativo che interviene nel rapporto tra individuo e azienda. Propone autonomia nelle modalità di lavoro a fronte del raggiungimento dei risultati e presuppone il ripensamento “intelligente” delle modalità con cui si svolgono le attività lavorative anche all’interno degli spazi aziendali, rimuovendo vincoli e modelli inadeguati legati a concetti di postazione fissa, open space e ufficio singolo che mal si sposano con i principi di personalizzazione, flessibilità e virtualità».

Lo Smart Working viene, infine,  definito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, come:

«una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività».

Lo Smart Working, inteso come impostazione di business, per un’Azienda, non è una semplice applicazione di un’iniziativa volta a migliorare benessere e performance del personale. O meglio, è anche questo, ma non solo. Lo Smart Working deve essere visto come un percorso lungo e che necessita di essere strutturato, le cui radici devono fondarsi su una base di cambiamento culturale, degli attuatori protagonisti, ovvero delle Aziende e di chi vi opera ad ogni livello. Lo smart Working è una catena di azioni e metodologie naturalmente connesse l’una all’altra.

Un cambiamento profondo e radicale, quindi, dell’intero approccio mentale al lavoro sia per il datore che per il dipendente. Punto di partenza, che sembra facile e scontato, ma che non lo è affatto. Non è semplice rivedere l’operato e la sua valutazione, non è semplice affidare i risultati alla ‘diligenza’ del singolo, non è facile valutare il ROI andando a soppesare e ad inserire in esso parametri mai presi prima in considerazione, non è facile rivedere i tempi di valutazione di una scelta. Un cambiamento totale, quindi.

Il ruolo della tecnologia nello Smart Working

Il ruolo della tecnologia nello Smart Working è facilmente intuibile. Esistono, tuttavia, aspetti di estrema importanza associati a tecnologia e lavoro agile che vanno compresi ed affrontati prima di decidere se si è in grado di promuovere un progetto strutturato di Smart Working per la propria Azienda di medie-grandi dimensioni e/o per il proprio lavoro indipendente. Lo Smart Working puntando a raggiungere un miglior bilanciamento tra qualità della vita e produttività individuale è, quindi, anche il risultato di un sapiente uso dell’innovazione digitale a supporto di approcci strategici che puntano all’integrazione ed alla collaborazione tra singoli ed organizzazioni. In tale quadro la tecnologia gioca un ruolo fondamentale, poichè è impensabile parlare di Digital Transformation nei luoghi di lavoro senza l’applicazione di tecnologie avanzate per connettere persone, spazi, oggetti ai processi di business, con l’obiettivo di aumentare la produttività, innovare e coinvolgere.

Cosa serve per una postazione di Smart Working?

Compreso il suo significato, definiti i suoi obiettivi ed acquisite le competenze per un’approccio lavorativo consapevole non resta che passare all’atto pratico di Smart Working. Come anticipato nel paragrafo precedente, la tecnologia è il principale strumento che permette al singolo di poter lavorare in modo smart, a distanza, con tempi e metodi diversi. Differenti gli applicativi hardware necessari a seconda del tipo di mansione che si dovrà svolgere. Fondamentale, però, programmare una dotazione tecnologica consona alle reali esigenze della professione; strumenti all’altezza delle ipotetiche prestazioni che un ufficio e/o una sede Aziendale offrirebbero al medesimo ruolo. Pena un azzeramento dei benefici, se non un peggioramento della situazione lavorativa in genere, intesa come qualità di lavoro/vita del singolo e perdita del Business. Nulla di insormontabile, ma è bene tenere a mente ciò prima di impostare qualsiasi piano di Smart Working.

Lavorando da anni con le Aziende, nella fornitura di soluzioni hardware con NOLEGGIO VR e nello sviluppo di App e software in realtà virtuale con Visualpro 360 vogliamo mettere a vostra disposizione la nostra esperienza e le nostre competenze in merito a ciò, fornendovi una serie di consigli pratici nell’individuazione degli strumenti necessari per una postazione di smart working professionale, a seconda del tipo di esigenze. I nostri consigli sono da intendersi per realtà di medie-grandi dimensioni. Se selezionati nei punti di interesse, adottando solo strumenti necessari e di base, però, le dotazioni suggerite possono rappresentare un’ottima lista di base anche per realtà di dimensioni inferiori.

Una postazione di Smart Working deve prevedere:

  1. Una rete che permetta a più persone di connettersi contemporaneamente in remoto.
  2. Tools tecnologici specifici per la singola mansione.
  3. Una workstation specializzata nei processi più complessi (come il design, la prototipazione, il disegno CAD, il montaggio video) Un esempio ZOTAC (piccolo, da scrivania , con scheda video al TOP da 16gb) oppure ASUS ZEPPHYRUS    Il progresso tecnologico ci viene in aiuto; sono infatti sempre più presenti sul mercato computer portatili o computer da tavolo di piccole dimensioni equipaggiate con processori e schede video di fascia media alta o perfino di fascia alta. MSI, OMEN, ASUS, sono solo alcuni dei brand che offrono computer leggeri nel trasporto e con apparati hardware di tutto rispetto pronti a lunghe e complicate sessioni di calcolo.
  4. Un software specifico. (A questo aspetto abbiamo dedicato un approfondimento nel paragrafo successivo.)
smart working realtà virtuale lavoro condiviso

Smart Working: focus sulla Realtà Virtuale

Parlando di software tutto è più semplice; in fin dei conti ormai da un decennio tutti i più importanti tool di lavoro hanno un’ ottima predisposizione al cloud ed alla condivizione, anzi alcuni sono proprio nati con questi presupposti ( vedi Google Drive e tutti i tool annessi).
Più complicato per i programmi dedicati alla produttività in campo CAD 3d, Video, applicazioni tecniche complesse.
Anche se i grandi player stanno cercando in tempi rapidissimi di allinearsi al mercato.
A tal proposito ci teniamo a fare una nota, segnalandovi con orgoglio (in quanto partner commerciali) la soluzione software FrameS, pensata per lo Smart Working e non solo. Una soluzione altamente tecnologica, frutto di anni di ricerche e test sul campo e da un anno divenuta realtà. Prima piattaforma basata sulla realtà virtuale, per la condivisione del lavoro in remoto, venduta in Italia. Una soluzione che sta stupendo alcuni tra i più importanti Brand dell’automotive Italiana e mondiale. Si tratta di una piattaforma di lavoro in VR, pensata per il multiuser in remoto ( fino a 8 utenti ) compatibile con tutti i principali formati Cad 3d utilizzati negli uffici tecnici.
FrameS non solo aiuta il team di progettisti nelle fasi di prototipazione e condivisione dell’avanzamento lavori, ma supporta il comparto vendite e marketing nelle ipotetiche fasi di presentazione di un progetto, ad un numero di fruitori potenzialmente illimitato. Una completa dematerializzazione di spazi e distanze, che non comporta alcuna perdita di informazioni e qualità comunicativa, ma possiamo azzardarci quasi di dire, che ne migliori la resa, l’impatto emozionale e  le performance del lavoro in generale.
Un esempio attuale di applicazione? Dato il particolare momento di stallo e difficoltà che stiamo vivendo a livello mondiale e che comporta non poche difficoltà negli spostamenti di lavoro, di qualsiasi entità essi siano, per eventi, fiere, presentazioni, meeting ecc…, l’utilizzo di FrameS potrebbe ovviare all’impossibilità della presenza fisica.
La realtà virtuale ed immersiva più uno spazio dematerializzato ‘comune’ per incontrarsi e lavorare.

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